Simenon Georges - Maigret 62 - 1964 - Maigret e il fantasma by Simenon Georges

autore:Simenon Georges [Simenon Georges]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Literature & Fiction, Mystery; Thriller & Suspense, Mystery, Thrillers, Suspense, Foreign Languages, Italian, Foreign Language Fiction
ISBN: 9788845970917
Amazon: B009W6VDDG
editore: Adelphi
pubblicato: 2013-01-27T23:00:00+00:00

5

La camera con i graffiti

In quel momento accadde qualcosa che Maigret non avrebbe saputo definire, una variazione di tono, o piuttosto una specie di dissonanza che a un tratto conferì maggior peso ai gesti, alle parole, agli atteggiamenti. Chissà se dipendeva dalla presenza della giovane donna, sempre avvolta nel suo strano costume, o dall’atmosfera della stanza...

In un immenso camino bianco ardevano crepitando alcuni ceppi e le fiamme sembravano allegri folletti.

Il commissario a quel punto capì perché le tende dell’atelier che si vedevano dalle finestre di Marinette Augier erano quasi sempre chiuse. Non una ma due pareti erano infatti di vetro, il che consentiva di scegliere la luce migliore.

Le tende, di iuta, erano pesanti e nere ma, a causa dei lavaggi, oltre a essere sbiadite si erano ritirate, sicché i drappi non si univano più.

Da una delle vetrate la vista spaziava su una teoria di tetti fino a Saint-Ouen; dall’altra si vedevano, in primo piano, le pale del Moulin de la Galette e poi quasi tutta Parigi, il tracciato dei boulevard, lo squarcio più ampio degli Champs-Élysées, le anse della Senna e la cupola dorata degli Invalides.

Ma non fu questo magnifico panorama ad attirare l’attenzione di Maigret, che adesso aveva tutti i sensi all’erta. Quando ci si immerge all’improvviso in un ambiente sconosciuto, non è semplice riuscire a coglierlo nella sua totalità, eppure era un po’ questo che gli stava succedendo.

Tutto lo colpiva, per esempio le due pareti spoglie, di un bianco crudo, al centro di una delle quali guizzavano le fiamme del camino.

Nel momento in cui i due uomini erano entrati, la signora Jonker stava dipingendo. A rigor di logica, non avrebbero dovuto esserci delle tele appese a quei muri? E ancora, come in tutti gli atelier degli artisti, non avrebbero dovuto essercene altre lungo le pareti, addossate l’una all’altra? Lì, invece, il pavimento di legno verniciato era non meno sgombro delle pareti.

Su un tavolino vicino al cavalletto c’era una scatola piena di tubetti di colori.

Un po’ più in là, su un tavolo di legno bianco – per il momento l’unico oggetto ordinario che avesse visto in quella casa – si vedevano recipienti, scatole di latta, bottiglie e stracci poggiati alla rinfusa.

Completavano il mobilio due armadi antichi, una sedia e una poltrona rivestita di velluto marrone un po’ stinto.

C’era qualcosa di strano: Maigret non avrebbe saputo dire che cosa, ma teneva gli occhi ben aperti, e la frase che l’olandese rivolse alla moglie confermò quel presentimento:

«Il commissario non è qui per ammirare i miei quadri, bensì, anche se pare incredibile, per dissertare sulla gelosia. Sembra sorpreso che non tutte le donne siano gelose...».

Poteva sembrare una battuta banale, magari un po’ ironica. Eppure Maigret la interpretò come un avvertimento di Jonker alla moglie, e avrebbe giurato che lei, con un battito di ciglia, avesse assicurato di aver capito.

«Sua moglie è gelosa, commissario Maigret?».

«Le confesso, signora, che non ho ancora avuto occasione di pormi il problema».

«Eppure dal suo ufficio devono passare parecchie donne...».

Forse si sbagliava, ma gli sembrò di percepire una specie di segnale, questa volta diretto a lui.

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